Il 26 giugno ho fatto questo sogno.
Avevo un’idea in testa, volevo progettare, lanciare un panino che avesse il nome di Trump. Proprio Trump. Cosa metterci? Il pane rotondo, emisferico, come quello degli hamburger ma meno largo, americano, e dentro del prosciutto cotto (magro) tagliato a fettine alte mezzo centimetro, passate in padella antiaderente, croccanti, e del formaggio. Che formaggio? Mi ripetevo che la burrata non andava bene, e cercavo, cercavo… Poi, al risveglio, mi dicevo della crescenza e inserivo un peperone sott’olio.
Il prosciutto cotto così l’avevo mangiato il giorno prima, e risparmio le associazioni da lettino psicanalitico di burrata e crescenza. Di Trump, il panino aveva il costrutto e la banalità: con del cheddar avrei avuto il colore dei capelli, ma il peperone era anche lui giallo, o rosso. Un panino carnoso, non troppo grasso, sapido. E adesso, anche senza sognarlo, inventate voi il vostro trumpanino!