Niente rivoluzione!
Quando l’Italia avrà raggiunto i consumi della Gran Bretagna, 11,5 miliardi di panini ogni anno (dati pubblicati in britishsandwichweek.com), potremo usare questo slogan. Allora pizza e pasta saranno o locali o globali, la cucina di casa un ricordo pio, le industrie di panini avranno in mano il consumo n° 1, e potremo discettare, critici sulla controrivoluzione, su un contropanino freschissimo e senza imballaggio.
Visione ulteriore: l’Accademia del Panino Italiano, vivrà una seconda vita, inquieta, all’ombra del fantasma che essa stessa aveva creato.
Non si può essere che d’accordo con Anna Prandoni: rivoluzioni alimentari in Italia, non ci possono essere, se non nella fantasia dei professori, e la ricerca di un panino migliore nasce anzitutto da uno spirito qualitativamente conservatore, che punta all’eccellenza dunque al pregio, al privilegio, esattamente all’opposto del motto: “Panini di tutto il mondo unitevi!”.
L’anticapatti