Siamo stati a un evento enologico in cui è stata dedicata un’intera degustazione al vino rosa
a cura di Alessio D’Aguanno
Il vino rosato italiano è stato fin dal 1943 - anno della prima etichetta tricolore - oggetto di critiche.
Considerato prodotto di seconda scelta, è sempre stato destinato in primis verso il mercato estero e, solo in piccola parte, verso quello italiano, dove a oggi rappresenta il 5% dei consumi sul totale.
In Francia, dove questa tipologia di vino è nata, gode di ben altra fama sia a livello culturale, sia a livello di consumi – lo stato è il maggior consumatore mondiale - tanto che una bottiglia su 3 è rosata.
Ora, però, il mercato sta cambiando. Il consumo mondiale è passato dai 21.9 mln di ettolitri del 2007 ai 23.4 attuali e aumenterà ancora “anche perché la cucina si sta allegerendo”, come ha sostenuto Stefania Vinciguerra nella degustazione “Think Pink” al Best Wine Stars a Milano.
L’evento, quest’anno alla seconda edizione, si è tenuto dal 4 al 6 maggio alla Rotonda della Besana, un complesso settecentesco costituito dalla Chiesa di San Michele e da un lungo porticato tutt’intorno.
Oltre allo spazio espositivo rappresentato da 100 cantine, la rassegna ha ospitato degustazioni e incontri formativi, tra i quali quello sopracitato in cui sono stati protagoniste 5 etichette italiane raccontate da Adua Villa, sommelier e volto televisivo, e Stefania Vinciguerra, caporedattrice di Doctor Wine.
Nella degustazione, oltre a interessanti spunti gustativo-olfattivi, si è avuto modo di conoscerne le modalità di produzione che, diversamente da quanto si potrebbe pensare, non sono rappresentate da una sola ma da ben tre.
La prima prevede pigiatura e macerazione del mosto a contatto con le bucce per un tempo non superiore alle 8 ore, a differenza del vino rosso; la seconda, anche detto salasso, consiste nel prelevare una certa quantità di mosto rosso per vinificarla in bianco e la terza, utilizzata per lo Champagne rosè ma vietata in Italia, di miscelare bianchi e rossi.
Ora, con lo sdoganamento di svariati abbinamenti enogastronomici, da qualche anno è stato valorizzato anche l'utilizzo del rosato in accompagnamento alla pizza. Entrambi i prodotti presentano un buon grado di acidità e il vino dimostra di sapersi adattare anche tonde diverse oltre alla solita margherita.
Lo spettro dei rosati è enorme - basti pensare che in degustazione ogni vino aveva un colore, un naso e un sapore differente - e va esplorato fino in fondo.
Con il fil rouge della versatilità, che ci permette di spaziare fra vini frizzanti e vini fermi, fra toni speziati e di frutta rossa, fra colori aranciati e rosa cipria, e fra prodotti secchi e zuccherini.
E di consumarlo in qualsiasi momento della giornata.