Un panino elettorale a Parma, con prosciutto, va bene agli uni e agli altri, avversari, e persino a chi si astiene convinto, e se lo mangia aspettando la compagna che invece è andata a votare. Quindi bisogna scegliere sia il pane che il companatico.
A cura di Alberto Capatti
Se l’amico sa che devo andare a votare, e mi offre una ciabatta farcita con carote, colgo al volo il dileggio e mordo fingendo di sorridere. Se invece il PD, decide per il top, e mi trovo dentro il parmigiano o il prosciutto, e la democrazia, quello che piace ad ognuno, mi avvicino all’obbiettivo, farlo parlare e votare. Naturalmente la Lega si giocherà un langhirano di prestigio, sempre per puntare alle iniziali, o una lasagna a ricette variabili, di città in città. Ma non è detto che funzioni, perché l’Emilia-Romagna ha al proprio interno infiniti prodotti, e la sua conquista può avere come obbiettivo simbolico a Reggio uno gnocco fritto, a Ferrara dei cornetti e a Forlì una piada, ambiti da tutti i partiti. Per questa ragione, abbandonate le sigle ed i prodotti tipici, una campagna elettorale deve farsi addentando panini che smarchino dalle facili identificazioni, o riformulino una precisa identità. come farebbero le Sardine, seguendo il nostro consiglio. Se Renzi punterà su una pagnotta leopolda, narcisisticamente offerta agli emiliani sazi dei soliti ingredienti, e Zingaretti sulla tigella o sulla piada, per andare all’economico, all’essenziale, senza specificare con che, perché democrazia è libertà, saremo entrati in piena campagna. Ma a questo punto un incontro televisivo “Che panino elettorale in Emilia Romagna?” diventa fondamentale, e lasciamo ad ognuno recitare la sua parte, eventualmente accompagnandola con un morso in primo piano. Ci sarà chi punta all’economia, e chi invece ai giovani, ad un Burger King, locale-globale e chi, veg, ad una bugola riminese, in insalata…